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Castellano: Credevo di aver messo il Sorrento in buone mani, invece...

Articolo  Sorrento
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Scritto da: Antonio Abbate Paese: Sorrento

Castellano: Credevo di aver messo il Sorrento in buone mani, invece...

Ieri sera, nello splendido scenario di Villa Fondi, si è tenuta la serata di gala per la consegna dei Top Sport Award. Tra i numerosi sportivi intervenuti era presente anche l’ex presidente del Sorrento Antonino Castellano, che era stato invitato per premiare Alfonso Gargiulo, uno dei tanti ragazzi usciti dal settore giovanile del “suo” Sorrento, fresco dell’esordio in serie B con la maglia della Juve Stabia. Castellano è salito sul palco delle premiazioni, quando la serata era al suo culmine tra gli applausi dei presenti e, siccome la lingua batte sempre dove il dente duole, la chiacchierata instauratasi tra lui e l’intervistatore, Michele Gargiulo, è scivolata quasi subito sull’attuale situazione del Sorrento. D’altra parte era quello di cui tutti i calciofili presenti volevano discorrere, e a Castellano non è affatto dispiaciuto di poter dire la sua davanti ad una platea così affollata. L’ex patron rossonero è partito in quarta: “Quando cedetti il Sorrento ai Gambardella credevo di averlo messo in ottime mani. Col passare del tempo, purtroppo, mi sono accorto che lo avevo regalato a degli incompetenti. In poco tempo hanno distrutto quindici anni di sacrifici. Io e Carlo Cuomo, nel 1991, siamo partiti dal niente, acquistando il titolo di Promozione del Calcio San Giorgio. Abbiamo portato avanti la società come se si trattasse di un figlio e dopo quindici anni di sacrifici siamo ritornati in Prima Divisione. Avevamo messo su un settore giovanile, che era il fiore all’occhiello della società. Da noi sono passati tantissimi ragazzi che poi si sono affermati nel mondo del calcio. Non solo Immobile e Miranda, ma anche Zito e Vitale. Hanno distrutto tutto. Due retrocessioni di fila hanno ricacciato il Sorrento in serie D. Per non parlare del’attuale situazione patrimoniale del club… Quando gli regalai il Sorrento, stringemmo un patto da gentiluomini secondo il quale nel momento in cui si fossero stancati di andare avanti la società sarebbe dovuta ritornare automaticamente a me (c’è pure un filmato) ma non si sono fatti più sentire”.

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