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Spaccio in penisola: I pusher ingoiavano le dosi

Articolo  Sorrento
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Scritto da: METROPOLISWEB Paese: Sorrento

Spaccio in penisola: I pusher ingoiavano le dosi

Qualche volta, per tornare «sani e salvi» dalle innumerevoli trasferte fatte a Torre Annunziata e Napoli, facevano proprio come i corrieri doc, quelli esperti, magari imitando i narcotrafficanti sudamericani spesso finiti nei film d’annata, con effetti speciali e frasi cult dei protagonisti. Prendevano le dosi di droga e le ingoiavano in un batter d’occhio. Come se fossero dei bocconi gustosi presi in pizzeria o alla tavola calda. Così da poter eludere la morsa furiosa dei carabinieri e della polizia che lungo i tornanti della Statale sorrentina, sulla strada del ritorno verso la costiera, piazzavano pattuglie e uomini in divisa ovunque, all’uscita dei tunnel o in coda alle curve mozzafiato di Punta Scutolo. Ma qualche volta succedeva che lo spacciatore, reduce dal viaggio di affari, non si sentiva bene. Andava a letto. Si rialzava, di scatto. Preso dal dolore, dall’ansia e dalla paura. Si dirigeva verso il bagno, tentando di non insospettire chi c’era in casa. Perché doveva «espellere» al più presto la capsula che conteneva le sostanze stupefacenti. Non sempre tutto filava liscio. Passava del tempo prima che il corpo del pusher espellesse la droga. Così, attendendo il momento clou, saliva la tensione. Minuto dopo minuto. Una prassi consolidata. E’ il 19 settembre di due anni fa. Sono passate le 12 da qualche minuto. Alessandro Scafi, noto in penisola sorrentina con il soprannome di «messicano», compone sulla tastierina del proprio telefono cellulare un numero che conosce praticamente a memoria. E’ quello di Massimo Casa, un altro personaggio finito al centro dell’inchiesta coordinata dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata e messa in esecuzione dall’Arma. «Ma è mai possibile che sono andato due volte al bagno e non è uscito, come è possibile?» chiede Scafi proprio all’amico, anche lui un elemento di primo piano della rete dei pusher smantellata ieri all’alba dai carabinieri di Sorrento e Piano. C’è un involucro di plastica da tirare fuori, un oggetto che potenzialmente potrebbe compromettere la tenuta dei suoi organi interni. Un «bottino» ingoiato per evitare problemi, per sfuggire alle forze dell’ordine, per non essere beccato. Casa, dal suo canto, prende atto della questione e si limita a una risposta telegrafica: «Può essere». Aleggia quindi il terrore che possa esserci un problema, che la salute del pusher ne possa risentire. Si parla di tutto. Sembrano quasi dei medici professionisti, Scafi e Casa. «Ma come regola deve uscire...mi rimane in corpo!». Casa a quel punto parla pure dei «succhi gastrici» che «lo consumano» all’involucro contenente la droga. Lo consumano a quel «coso di plastica» che, precisa ancora Scafi, «è così doppio...». Un dettaglio a dir poco inquietante nell’ambito delle indagini è quello relativo a un sms. Che uno degli spacciatori decide di inviare a uno dei clienti che, poco prima, telefonicamente, gli aveva raccomandato di «appararlo» per la serata. «Il mondo della droga aiuta a farti vedere il mondo in modo diverso, ti fa capire tanto e insegna anche». Giù il sipario sull’ennesima brutta storia di droga, degrado e tanti spettri.

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